Ciao a tutti,

oggi sono stata al museo a parlar di cultura. Che barba, direte voi. Invece io mi son divertita e vi dirò anche il perché.

Ero invitata al workshop progettuale “Comunità, cultura, patrimonio per il contrasto alla povertà culturale”. C’erano tutte le autorità, dai Comuni del bassanese, alle blogger, ai giornalisti, agli enti pubblici, agli enti privati, ai cittadini interessati.

Pierluigi Sacco, economista e ricercatore universitario, e Luisella Carnelli, anche lei ricercatrice e consulente, ci hanno deliziati con un pomeriggio di riflessioni sul tema della cultura.

Abbiamo iniziato alzandoci in piedi (get up, stand up!). Le insegnanti di danza di DanceWell ci hanno fatti scaldare con un ballo insieme. Così facendo hanno eliminato ogni traccia di rigidità e timidezza tra noi partecipanti.

Durante l’intervento di Pierluigi Sacco ho scoperto che la cultura non è uno spreco di soldi, ma anzi ha un potere che quasi supera quello dei soldi! Tramite la cultura si può modificare il comportamento psico-sociale di interi gruppi.

Davanti a una performance culturale le persone riflettono, fanno esperienza, si conoscono, sperimentano… e quindi modificano la propria struttura cognitivo-comportamentale. Lo dicono i neuroscienziati, quindi possiamo fidarci!

Pericoloso, direte voi. E lo ha detto anche Sara Lando, una delle partecipanti all’incontro, che ha chiesto al Professore se ci sia il rischio di propaganda. Sacco ci rassicura, chiarendo che ovviamente tutto è possibile, ma che le dittature nascevano in condizioni di enorme ignoranza della massa fruitrice. Noi invece puntiamo ad una cultura che arrichisca le menti e educhi alla complessità umana.
Quindi, tutto sta a farla bene, questa cultura. Ma come possiamo fare a far bene?

Sacco ci racconta che la cultura va adattata alle grandi sfide europee in materia di:

-salute

-innovazione

-coesione sociale

Per quanto riguarda la salute, sono le popolazioni che fruiscono di più della cultura (cinema, teatro, eventi, libri) quelle che invecchiano meglio. La cultura orienta verso un comportamento di sanitogenesi, ovvero prima ancora che prevenire i cittadini vivono in armonia e benessere psico-fisico. Se volessimo parlar di soldi, beh, pensate a quanto ci costano gli ospedali e quanto potremmo risparmiare!

Innovazione, tema caldissimo. Sacco ci dice che di gente che ha buone idee se ne trova eccome, il problema son gli altri. Finanziatori, consumatori, istituzioni, hanno tutti paura del nuovo. Non per niente la maggioranza degli innovatori oggi celebri erano considerati dei benemeriti idioti al loro tempo.
Vero è anche che alcune idee, per quanto nuove, non sono poi così buone. Insomma, bisogna educare al nuovo, creando cittadini capaci di scegliere tra ciò che fa paura perchè è nuovo ma merita attenzione, e ciò che è nuovo e sembra una sciocchezza… perchè effettivamente lo è. La cultura è il perfetto laboratorio dello stupore, in cui allenarsi a capire il nuovo.

La coesione sociale langue al giorno d’oggi, e Sacco ci spiega come un’attività culturale semplicissima – leggere un libro, crei una vera e propria esperienza parallela, che il lettore non farebbe altrimenti. Fare esperienze di storie altrui, anche lontanissime rispetto alle nostre, è proprio la chiave per superare le diffidenze.

Dopo una breve pausa siamo tornati a riflettere su una serie di parole chiave (le leggete nella foto sopra), lessico comune tra gli enti che progettano la cultura e la valorizzazione del territorio. Che dire, mi son sentita a casa e di casa, visto che in Villa di inclusione e di cittadinanza attiva parliamo ogni giorno.

Al di là del parlare, vorrei che l’intervento del Prof. Sacco possa avere delle ricadute pratiche, ecco perchè ho organizzato una passeggiata a tema per i giovani volontari che si occupano di cultura in Villa. Chissà che condividere il pensiero di Sacco non faccia germogliare qualche buona idea.

Attendo con voi di capire che cosa sta per succedere…

Alia