Raccontata dalla prospettiva di Giulia L.

“Il Paniko arriva in città, apparentemente sembra un evento come tanti altri ma, aiutato dall’etimologia del suo nome, sa essere portatore di un messaggio profondo e importante.

Tutto inizia a Luglio, quando una piccola delegazione parte da Bassano per un viaggio on the road, fissando come prima tappa Pennabilli, in Emilia Romagna, dove Brutette Bross, il secondo circo più piccolo d’Europa, sta proponendo il suo spettacolo. Lì ci sono i primi contatti in carne ed ossa di Circo Paniko, c’eravamo sentiti per telefono. Veniamo ospitati, passiamo una serata magnifica e ci viene offerto asilo in un tendone a misura di bambino. Dormiamo fra un trombone ed una fisarmonica. E’ meraviglioso! Il giorno dopo si spiega cosa sta accadendo a Villa Angaran San Giuseppe, rimaniamo con l’idea di risentirci e proseguiamo i viaggio.

La connessione è stabilita!

Ad agosto arriva la conferma, il collettivo è interessato! Dopo poco prendiamo appuntamento con l’assessore alle politiche giovanili, proponiamo l’evento come spunto per i ragazzi della città, che assorbiti dalla quotidianità, spesso faticano a vedere chiaramente le potenzialità latenti di ogni Uno, soprattutto se sognatore o poco diligente.

Assicuriamo che la meraviglia è a portata di grandi e piccini. La proposta viene accolta positivamente, procediamo col passaggio successivo: Pictor! Villa Angaran San Giuseppe è una perla rara, un piccolo paradiso che conserva un silenzio prezioso. La Natura la avvolge. Da casa di esercizi spirituali si sta trasformando in un luogo dove praticare lo spirito, un quartier generale del sociale.

La location è perfetta!

Presentiamo a Pictor il dossier del Paniko: sembra un’opera semplice e fattibile.. si procede! Protocolliamo la richiesta e la presentiamo ufficialmente al comune, offriamo l’idea come una torta di mele appena sfornata. Passa un po’ di tempo e arriva la fase dei tecnicismi. Riesco continuamente a stupirmi di come siamo arrivati e sezionare la torta di mele. Di che farina è fatta? È macinata a pietra o industrialmente? Integrale o raffinata? È biologica? Il lievito invece? E le mele di provenienza italiana o estera? Trattate o naturali? Ho bisogno dei certificati. E poi, forse si poteva cuocerla un po’ di più… Certo, domande e suggerimenti leciti di questi tempi, nella mia ingenuità ho pensato che forse sarebbe stato meglio mangiarcela fra amici quella torta. Però alla fine, sfornata con amore e impiattata con fatica, la torta è a disposizione di tutti: le date sono fissate!

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Dal 13 al 24 ottobre che Paniko sia!

TG e giornali iniziano a parlarne. Il primo spettacolo non attecchisce, pioggia e inconsapevolezza portano ad annullarlo. Dai, si parte domani! Il giorno successivo si parte davvero, l’atmosfera è proprio bella. Una bella e verace casalinga pugliese, munita di scopetta, accoglie chi arriva mentre il direttore d’orchestra convoglia il flusso verso il “canguro”, il piccolo tendone dove si trova la biglietteria. L’offerta è libera e consapevole, la consapevolezza viene permessa grazie ad un cartellone dove vengono indicate tutte le spese, in termini di ore e materiale, che una realtà come questa deve sostenere per permettersi di esistere. L’offerta è consigliata.

Lo spettacolo inizia, rimango fuori e ascolto ciò che accade.

Dopo circa un’ora e mezza lo spettacolo termina, mi posiziono fuori dalla porta d’uscita e mi godo gli sguardi delle persone mentre escono da un Tendone che sembra più un portale dimensionale, che una semplice tensostruttura. Occhi brillanti e sorrisi mi scaldano il cuore. Arriva il sabato, decido di entrare anch’io per ammirare il Paniko. Sono stata a contatto col collettivo fino a quel momento senza conoscere le loro arti. Mi posiziono al centro della gradinata e mi godo lo spettacolo. Sulla faccia persiste un sorriso che la riempie.

Wow! Quanta meraviglia!

Non lo avevo mai visto, avevo colto solo uno scorcio ad una festa di fine estate, sui colli bolognesi, un paio di anni prima. Il primo weekend termina, le prospettive sono buone e giorno dopo giorno il telefono inizia a squillare sempre di più per le prenotazioni.
Il giovedì successivo è già tutto sold out. Il telefono continua comunque a squillare, in continuazione. Arriva la domenica, anche l’ultimo spettacolo è concluso. Sembrano passati degli anni e invece sono trascorse due settimane!

Questa esperienza mi ha fatto crescere acquisendo una visione più delineata dell’orizzonte. Si è riusciti a portare avanti la questione su più livelli, mantenendo il fulcro sull’umanità. Sono le persone a fare la differenza! Il collettivo mi ha aiutata a cogliere il lato positivo di essere soli, ma in tanti. Lo ritengo l’archetipo della Famiglia, dove ogni individuo si prende cura di sé ed esalta le proprie qualità, stando bene, amando sé e gli altri, creando armonia. E’ una famiglia a tutti gli effetti, fatta di idee e propensioni diverse, questo non risulta essere un limite perché quando arriva il momento di parlare ci si mette in cerchio e si decide, insieme. Per parlare nel cerchio ci vuole coraggio. Serve una grande forza emotiva per tirar fuori le proprie idee senza temere di sentirsi né più, né meno degli altri.

Il giudizio nei sistemi virtuosi non esiste.

Il Paniko è arrivato in città e mi ha resa un anello di congiunzione fra decisioni che emergono dal basso, pensate e ragionate per il bene collettivo e l’organizzazione centralizzata. Il Paniko arriva e ci mette di fronte la realtà. La realtà è che è piaciuto, molto molto, probabilmente perché di cose così genuine se ne vedono poche in giro, di questi tempi. Pacchette sulle spalle a tutti coloro che si sono fidati dell’umano che hanno avuto di fronte! Bravi! Abbiamo una missione importante, e la missione è Fare! Riempire il mondo di meraviglie, senza aver paura, partendo dalla meraviglia presente in ogni Uno.

Fare, accettando il travaglio che ne deriva.

Fare, consapevoli di poter sbagliare.

Fare la propria felicità, rendendolo felici gli altri”