La poesia, a tratti, è diventa un linguaggio perduto. Eppure la sua immediatezza calza perfettamente i ritmi irrequieti delle nostre giornate: non abbiamo tempo per leggere lunghi romanzi, non abbiamo la calma per scrivere e raccontarci ma qualche minuto per dar voce a una poesia lo si può trovare! Per questo, con Club des Poètes, vogliamo anche invitarvi a RImparare le poesie a memoria, a RIscoprile ogni volta giorno diverse, a recitarle in una serata tra amici o sul marciapiede.

Direte: “Una poesia a memoria? Vecchia scuola! Andiamo avanti!  Ci hanno già costretto ad impararne abbastanza!”… Beh ecco non è proprio così: innamorarsi di una poesia, impararla e farla propria significa avere un’opera d’arte in tasca, un amuleto prezioso, un frammento di umanità vissuta e rivissuta.

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DA DOVE NASCE QUESTA SETE DI POESIA?

Questa sete di poesia l’abbiamo importata da Parigi, da un quartiere impettito di palazzi residenziali, da una via brulla di locali, nascosta dietro una piccola porta di legno.

Numero 30, Rue Bourgogne: lì si apre un ristorante disordinato e casereccio che dopo cena si trasforma, in una sala buia, rischiarata da qualche candela e densa di echi di poesie recitate in francese, persiano o somalo da attori, amatori, poeti e passanti.

Con questa semplicità, un po’ disarmante, già nel 1961 nasceva il Club des poètes che ancor oggi porta avanti l’intento del suo fondatore, il poeta Jean-Pierre Rosnay, di rendere la poesia inevitabile.

E noi cosa c’entriamo con Parigi? con Jean-Pierre?

Niente, ma proprio niente! Solo che ci siamo lasciati contagiare. Inevitabilmente ci siamo ritrovati a Bassano in una via popolata di locali, a chiederci come trasmettere quella magia gratuita, come ricordare quanto umana sia la poesia. Era una di quelle sere d’ottobre in cui fuori piove ed è bello rinchiudersi ad architettare piccoli sogni aspettando l’inverno.10863780_476279395879109_6392336587717312080_o

Però non lasciatevi trarre in inganno dal nome: il nostro Club importato non è affatto di un club di poeti, quanto, piuttosto, di un’accozzaglia di anziani signori, attempate giovinette, universitari e commessi da ogni angolo di mondo che si ritrovano, un po’ come in famiglia, ad ascoltare e recitare poesie.

Così, stretti tra i tavoli colorati nell’avvolgente Villa Angarano San Giuseppe, ci siamo proprio divertiti: Poesia ci ha fatto scoprire i suo classici amanti, girare il mondo, tornare a respirare la nostra terra. Abbiamo passato l’inverno in sua compagnia e per poi scappare a scoprire il mondo fuori collaborando con i progetti più disparati (dai laboratori agli eventi in ostello fino alle partecipazioni al Palio di Romano). Tra noi c’è chi viene per pura passione intellettuale, qualche poeta a cui è giunta voce di questo nido, il turista curioso e quello della porta accanto che non ha nulla di meglio da fare nonché il fisico che parla ad equazioni.

Eppure quando si comincia, nessuno rompe il silenzio, i bicchieri di aperitivo o birra restano sulle tavole e tutti ascoltano. Chi recita prende il suo tempo, declama ciò che vuole e può far piangere o ridere, a suo piacimento. Ad accompagnarci ci sono sempre dei musicisti eccentrici o timidi che prima di cominciare ci chiedono scettici “cos’è sta serata?” per poi restare con noi a tarda notte come se quella magia non dovesse spezzarsi.

Infondo, la poesia è una buona scusa: per scoprire poeti locali, giovani e meno giovani, che si dilettano in versi, per potersi incontrare con una spontaneità nuova, per superare confini culturali e quotidiane diversità saltandole a piè pari. Mescolandosi e rimescolandosi.

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